domenica 28 febbraio 2021

Alberto Genovese al Gip: «Stupro? Le ragazze erano consenzienti». E Giletti denuncia: «Hanno cercato di vendermi le immagini dello stupro»

Alberto Genovese, l'imprenditore del web in carcere dal 6 novembre, ha negato di aver violentato la modella 23enne a Ibiza a luglio, così come aveva fatto dopo l'arresto per il caso della 18enne. Interrogato dal gip, dopo la seconda ordinanza di custodia cautelare, a quanto si è saputo, il 43enne ha sostenuto che la modella, così come le altre ragazze che partecipavano ai suoi festini a base di droga e andavano nella sua stanza, lo facevano consapevolmente. E avrebbe spiegato quel «sistema» in cui lui metteva a disposizione «tutto», compresa gran parte della cocaina che, comunque, di solito portavano gli uomini. 

In mattina l'interrogatorio di garanzia di Alberto Genovese, l'imprenditore del web finito in carcere il 6 novembre per aver stordito con droghe e stuprato una 18enne in un festino nel suo attico di lusso a Milano e che giovedì ha ricevuto una seconda ordinanza di custodia cautelare per presunti abusi, sempre dopo dosi massicce di cocaina e ketamina, ai danni di una modella di 23 anni il 10 luglio a Ibiza nella residenza chiamata “Villa Lolita”.

Proprio queste nuove accuse di violenza sessuale e cessione di droga sono al centro dell'interrogatorio davanti al gip di Milano Tommaso Perna, alla presenza anche del pm Rosaria Stagnaro, che si sta svolgendo in videoconferenza, ossia con Genovese collegato da San Vittore e i magistrati negli uffici del Palazzo di Giustizia milanese. Il giudice, invece, aveva respinto la richiesta d'arresto dei pm per altri 7 episodi: un presunto tentato abuso sempre nei confronti della 23enne e 6 casi di presunte violenze ai danni di altre due giovani che nelle scorse settimane avevano parlato sui media rinunciando all'anonimato.

Per il caso di Ibiza, di cui la giovane aveva già parlato a verbale prima che Genovese fosse arrestato per il presunto stupro della 18enne, a carico dell'ex 'mago” delle start up digitali ci sono una serie di testimonianze di ospiti a 'Villa Lolità che avrebbero visto uscire la ragazza dalla stanza in condizioni fisiche e psichiche «molto critiche». Sarebbe stata resa incosciente e avrebbe subito abusi anche dalla fidanzata di Genovese, indagata per la presunta violenza e che nelle indagini ha negato le accuse. Genovese, a seguito del primo arresto, si era difeso spiegando che la dipendenza dalla cocaina gli fa perdere il confine tra legalità e illegalità e parlando pure di un accordo con la 18enne per un pagamento per quella notte.

Giletti: “Hanno tentato di vendermi immagini dello stupro”

Intanto il giornalista e conduttore Massimo Giletti ha anticipato questa mattina, in diretta su RTL 102.5 all'interno di NON STOP NEWS, una notizia che poi approfondirà in serata nel corso della sua trasmissione Non è l’Arena. «Ci siamo recati presso un ufficio di un commissariato di Roma e abbiamo fatto una denuncia perché qualcuno ha tentato di venderci le immagini dello stupro della giovane modella milanese stuprata da Alberto Genovese, noi ovviamente non abbiamo fatto nessuna trattativa, ma io ho deciso in autonomia di andare a denunciare per capire chi si nasconde dietro a questa cosa che io trovo ignobile e indegna, di dire che la ragazza era consenziente, stanno succedendo cose anomale al limite della giustizia». 

martedì 23 febbraio 2021

Mamma accende la lavatrice senza accorgersi del figlio all'interno: bimbo trovato morto a fine lavaggio

La mamma non si è accorta che il figlio si era nascosto nella lavatrice e lo trova morto dopo il lavaggio. Il bambino è stato subito portato in ospedale ma purtroppo i medici non hanno potuto fare niente per lui. Il piccolo è stato estratto dall'elettrodomestico con apertura frontale dalla stessa madre che credeva di prendere solo il bucato.

Il terribile incidente è accaduto in un sobborgo di Hoon Hay, a Christchurch, in Nuova Zelanda. Sebbene siano stati immediati i soccorsi il bimbo aveva riportato lesioni troppo gravi e non è riuscito a sopravvivere. Sul luogo dell'incidente è intervenuta la polizia che sta portando avanti le indagini che cercheranno di fare maggiore chiarezza sull'accaduto, ma la morte del bambino non viene trattata come sospetta come riporta anche la stampa locale.

Non è il primo caso di simili incidenti Secondo la Consumer Product Safety Commission, ci sono stati almeno tre decessi correlati alle lavatrici di bambini di età pari o inferiore a cinque anni dal 2014 nel Paese. Sono poi oltre 3 mila gli incidenti legati agli elettrodomestici, per questo si raccomanda la massima attenzione.

domenica 14 febbraio 2021

Regina Elisabetta, il gesto choc verso i sudditi: «Ha nascosto la sua ricchezza. Ecco a quanto ammonta il suo patrimonio...»

Su Leggo.it le ultime novità. Regina Elisabetta, il gesto choc verso i sudditi: «Ha nascosto la sua ricchezza. Ecco a quanto ammonta il suo patrimonio...». Secondo un'inchiesta pubblicata dal Guardian, la sovrana avrebbe fatto pressioni sul governo per modificare una bozza di legge del 1973. Obiettivo? Nascondere la reale entità del suo patrimonio. Il tema della fortuna privata è da sempre considerato dalla royal family «imbarazzante» nei confronti dei sudditi. Per questo sua maestà sarebbe corsa ai ripari.

I giornalisti David Pegg e Rob Evans avrebbero scoperto negli Archivi nazionali alcuni atti scottanti. Secondo i documenti, l’avvocato privato della regina Matthew Farrer avrebbe esercitato delle pressioni sui ministri per modificare una proposta di legge sulla trasparenza delle partecipazioni societarie.

Come riporta il Guardian, dopo quell’intervento, il governo avrebbe inserito una clausola che esentava dalle nuove misure di trasparenza le società utilizzate dai «capi di Stato». «L’accordo - si legge sul Guardian - fu utilizzato per creare una società di comodo, nascondendo beni e  investimenti privati della regina almeno sino al 2011».

In effetti, la reale entità del patrimonio di Elisabetta non è mai stata resa nota, ma sarebbe stimata nell’ordine di centinaia di milioni di sterline. Il presunto accordo scoperto dal Guardian risalirebbe agli anni 70.

venerdì 12 febbraio 2021

Finisce il gel per capelli e usa la colla Gorilla, ora dovrà operarsi e chiede soldi per pagare il chirurgo

Aveva finito il gel e così ha provato a sistemarsi i capelli spruzzando una colla spray sulla testa. Il risultato? L'unico possibile: capelli incollati sul cuoio capelluto e ora è necessario un intervento chirurgico. E la cosa ancora più incredibile è che c'è chi ha risposto alla sua richiesta di inviarle denaro per pagare questa operazione legata a una leggerezza senza uguali.

A raccontare questa disavventura - nella speranza che nessuno la imiti - è la stessa protagonista, Tessica Brown, sui social network. Al pronto soccorso di Chalmette, in Louisiana, hanno tentato di aiutarla, ma senza alcun successo. "Ho avuto una pessima idea", commenta nel video su Instagram mentre si tocca i capelli. "Ho lavato i miei capelli per 15 volte e non si sono mossi", prosegue. 

La società che produce la colla spray si è fatta sentire attraverso i social network. Su Twitter la Gorilla Glue company spiega di essere dispiaciuta per l'incidente. "Questo prodotto non è indicato per l'uso nei e sui capelli visto che è considerato permanente" e sottolineano come sull'etichetta appaia la scritta "non ingoiare, non mettere negli occhi, sulla pelle o sui capi d'abbigliamento".

Un'amica di Tessica ha cercato di sistemarle i capelli tagliandole la coda e, con un po' di solvente, le ha tolto un po' della colla. Ma è intenzione della ragazza fare un intervento chirurgico. Per ora ha avviato una campagna di fundraising e ha raccolto poco più di 21.500 dollari.

giovedì 11 febbraio 2021

TikTok, suicidio a 18 anni dopo il post: «Questo è il mio ultimo video, vi sto dando fastidio»

Dice nell'ultimo filmato di TikTok che non darà più fastidio e si toglie la vita. Dazhariaa Quint Noyes, una TikToker americana nota come Dee sul social, si è suicidata a 18 anni poco dopo aver postato il suo ultimo video. Nel filmato fa una specie di saluto ai suoi followers ai quali dice che toglierà per sempre il disturbo.

Dazhariaa Quint Noyes che abitava a Baton Rouge, in Louisiana, aveva postato il suo ultimo video nella giornata di lunedì 8 febbraio 2021. Aveva detto che avrebbe smesso di dare fastidio, poi aveva messo il contenuto in rete. L'ultimo della sua vita. Poco dopo quel filmato infatti la 18enne si è suicidata come confermato dalla famiglia sempre atraverso i social. A dare la notizia è stato il padre della ragazza che su Facebook ha condiviso una foto della 18enne ringraziando tutti per l'affetto e il sostegno dimostrato.

«Vorrei solo che mi avesse parlato dei suoi problemi e della pressione che sentiva addosso», ha scritto il padre nella foto e poi ha concluso: «Purtroppo non è più con noi ed è andata in un posto migliore». Tantissimi sono stati i messaggi dei suoi followers proprio sotto il suo ultimo post.

martedì 9 febbraio 2021

Povia in lutto, morto il padre: «Sei stato grande... Sono sempre il tuo bimbo»

Il padre di Povia è morto e lui gli dà l’ultimo saluto sul socia. Da Instagram il cantante Povia ha dato il triste annuncio della morte del padre: “Sei stato un grande… Sono sempre il tuo bimbo con le dita in bocca che tenevi stretto”.

POVIA E IL POST SOCIAL PER LA MORTE DEL PADRE

Povia sul social ha condiviso un post con una sua  foto da piccolo, al mare in compagnia del padre, accompagnato da una tenere didascalia: “Ciao papà...Sei stato grande… Mi hai insegnato ironia schiettezza e voglia di fare”.

Povia ha vinto il Festival di Sanremo nel 2006 con il brano “Vorrei avere il becco”: “Quando ho vinto Sanremo – ha continuato su Instagram - mi hanno chiesto: “chi è il tuo mito?” ho detto: “mio padre”. Non ti dico “riposa in pace” perchè dicevi che nella vita eterna non ci si riposa, si vive nella gioia e nella luce, eri troppo avanti. Sono sempre il tuo bimbo con le dita in bocca che tenevi stretto. Eri un uomo tanto buono... buon paradiso Papà”.

Numerosi i commenti al post, con le condoglianze da parte dei follower e degli amici dell’artista.

Roma, festa in un ristorante come nulla fosse: si canta e si balla senza mascherine

Musica cubana e si balla. Al chiuso, senza mascherine in quella che potrebbe sembrare una normale domenica di febbraio. Siamo nel cuore di Roma, nel quartiere Salario tra via di Nomentana e viale Regina Margherita. Una vera e propria festa all'interno di un ristorante, in pieno pomeriggio evitando così i rischi di slittare oltre il coprifuoco. La pandemia? Un ricordo, o semplicemente qualcosa che non spaventa, o che non preoccupa più. La regione Lazio è tornata gialla e forse per molti questo rappresenta un via libera al ritorno alla normalità. Ma se uscire a fare una passeggiata o anche pranzare al ristorante è assolutamente consentito - sempre nel rispetto delle regole base - questo è esattamente ciò che non dovrebbe mai accadere. 

Il teatro della festa è in un ristorante, in via Cagliari. Il tema è Cuba. Gli ospiti sono "speciali": due cantanti invitati per intrattenere gli ospiti. Una festa clandestina? All'apparenza potrebbe sembrarlo. Ma la realtà è ancora più avvincente (e surreale): è tutto sui social con tanto di annuncio, locandina e video durante le danze. Il cantante è al centro dell'attenzione intonando la sua musica col microfono, ovviamente "smascherato". Intorno a lui si balla, si ride, si scherza e si filma tutto. Mascherine e distanziamento per gli ospiti? Per carità, nulla di tutto questo. 

A Roma il bilancio delle attività di sorveglianza del weekend dei carabinieri è di 40 multati ed un arrestato, quello della polizia locale è di oltre 60 persone sanzionate per assembramenti, consumo irregolare di alcolici su strada o per il mancato uso della mascherina. Interrotta anche una festa clandestina in un 'B&B' nel quartiere Prati: quindici i giovani presenti, di seimila euro la sanzione complessiva. La sindaca Virginia Raggi ha spiegato che sono stati potenziati i controlli ed ha esortato a mantenere il distanziamento ed a indossare la mascherina. 

lunedì 8 febbraio 2021

Palermo, cantante neomelodica uccisa dal marito. L'ultimo post di Piera su Fb: «Vuoi dei fiori a San Valentino? Muori il 13»

Prima notte in cella per Salvatore Baglione, l'uomo di 37 anni che ha confessato di avere ucciso la moglie, Piera Napoli, una cantante neomelodica di 32 anni e madre di tre figli piccoli. La donna è stata trovata ieri nel bagno dell'appartamento, al piano terra di un complesso di case in un piccolo residence in via Vanvitelli, a Cruillas, in un lago di sangue con diverse ferite di arma da taglio. L'uomo ieri è stato fermato con un provvedimento della Procura per omicidio volontario aggravati da crudeltà e futili motivi.

La vittima prima di morire aveva scritto sul proprio profilo Facebook la frase: «Vuoi che ti regalino dei fiori il 14 (San Valentino) muori il 13». Mentre alcune ore fa il marito Salvatore Baglione di 37 anni, ha pubblicato un post del profilo «Dna criminale». Sullo sfondo di una foto di Robert De Niro, c'è scritto «Il rispetto gran bella cosa, peccato che non tutti ne conoscano il significato». Secondo quanto raccontano i vicini di casa la donna un mese fa aveva chiamato la Polizia dopo l'ennesima aggressione da parte del marito ma poi non aveva presentato la denuncia.

Ylenia e Martina allo scoperto, le accuse a Genovese: «Gridavo e lui rideva. Godeva nel vedermi piangere»

«Io gridavo e lui rideva. Godeva nel vedermi piangere». Ylenia Demeo 20 anni, modella barese, insieme all'amica 22enne milanese Martina Facchini, a "Non è l'Arena" di Massimo Gilleti su La7 e al magazine online “Mow”, ha raccontato cosa è successo nella casa di Alberto Genovese, l'imprenditore milanese arrestato lo scorso novembre per violenza sessuale.

A volto scoperto le due ragazze hanno ricostruito quei terribi momenti vissuti nel lussoso attico nel pieno centro di Milano. Queste le parole di Ylenia: «Alberto Genovese – spiega la ragazza– un mostro lo diventava. Di base era bravissimo, buffo, intelligente, ti prendeva con la testa ma poi si trasformava quando non dormiva due, tre giorni, strafatto di cocaina. Si incupiva e delirava». «A ottobre – aggiunge – poco prima che succedesse il casino che poi ha scatenato tutto il caso, io subisco la vicenda che ricordo».

«Ho solo dei flash, ma sono dei flash più lunghi – prosegue – ricordo il dolore che provavo e adesso che ne riparlo è come se lo risentissi». Da lui, dicono le due ragazze, non hanno mai preso soldi. «Davo retta a lui che mi diceva che la donna non deve andare all’università e non deve lavorare», spiega Ylenia. Poi parla Martina: «Anche con me faceva certi discorsi, che la donna è stupida e anche se è intelligente non si deve applicare e non deve lavorare. Mi faceva: «Tu a 24 anni ti trovi uno che ti mantiene, a 27 fai una famiglia, così hai il futuro garantito, perché una donna a 27 anni è da buttare».

mercoledì 3 febbraio 2021

In ritardo con l'affitto, ragazza di 21 anni pestata a manganellate dal proprietario di casa

Era in ritardo con il pagamento dell'affitto e per questo motivo il proprietario di casa ha pensato bene di sequestrarla e picchiarla, a calci e pugni ma anche con un manganello. È l'agghiacciante vicenda avvenuta lo scorso week-end in una palazzina della provincia di Latina.

In ritardo con l'affitto, 21enne pestata dal proprietario di casa

La vittima è una ragazza di 21 anni, che non aveva pagato alcune rate dell'affitto al proprietario di casa. L'uomo, un 66enne, con la complicità della moglie, una 61enne, ha sequestrato la giovane entrando nell'appartamento mentre stava dormendo, e cogliendola completamente di sorpresa. La proprietaria di casa aveva preso il cellulare della ragazza, mentre il marito l'ha presa per i capelli e trascinata fuori dall'appartamento. Qui è iniziato il pestaggio, con calci e pugni ma anche con un manganello.

Pestata dal proprietario di casa, salvata dai vicini

Le urla della giovane hanno allertato gli altri condomini, che hanno subito chiamato la polizia. Gli agenti, una volta arrivati nella palazzina, hanno trovato la coppia chiusa a chiave nel loro appartamento, con il 66enne che ha anche tentato di resistere all'arresto. Il manganello è stato sequestrato e i due proprietari di casi sono stati condotti nel commissariato di Latina: ora si trovano in carcere e sono accusati di rapina, violazione di domicilio, minacce e lesioni personali.

Draghi, Giancarlo Magalli pubblica le foto di quando erano compagni di classe: «Proveranno a fargli lo sgambetto»

«Il mio timore è che i politici di mestiere gli remeranno tutti contro affinché non si noti troppo che è più bravo di loro». Così all'Adnkronos Giancarlo Magalli parlando dell'ex compagno di classe Mario Draghi, nuovo presidente del Consiglio incaricato. 

«Draghi era intelligente, simpatico e una persona molto corretta: non era uno di quelli che faceva la spia al professore - dice Magalli scoppiando in una risata - Insomma, era una persona estremamente piacevole. Da ragazzino era come adesso, con la sua riga, pettinato come adesso e sempre con quel sorriso che era il suo biglietto da visita. Il mio timore è che i politici si accorgano che è più bravo di loro». 

«Da quando si è saputo dell’incarico a Mario Draghi sono letteralmente sommerso da telefonate di giornalisti che mi chiedono commenti e foto d’epoca. Non ho accontentato nessuno di loro, ma voglio far sorridere voi e vi allego due foto, una mia ed una di Mario, all’epoca della scuola e l’annuario con l’elenco dei componenti la classe. Detto ciò faccio a Mario gli auguri più affettuosi, pur consapevole che proveranno tutti a fargli lo sgambetto. Poveri noi».

martedì 2 febbraio 2021

Chucky, la bambola assassina attacca in metro i passeggeri senza mascherina

La celebre bambola assassina, Chucky, contro i passeggeri che prendono la metro e non indossano la mascherina (o la indossano in maniera sbagliata). Accade anche questo a New York, dove alcuni pendolari hanno assistito ad una sorta di esperimento sociale.

Chucky, la bambola assassina contro il coronavirus

Si tratta di una trovata di due attori che hanno seminato il panico sulla metro di New York. Miguel, attore affetto da nanismo, si è infatti mascherato da Chucky la bambola assassina e ha improvvisato più volte una scena un po' horror insieme alla collega Sara Stone. La ragazza, che per qualche istante indossa la mascherina abbassata sul mento, diventa la vittima designata di Chucky, che decide di attaccarla in più modi. Ne nasce una (falsa) colluttazione, che finisce per coinvolgere anche alcuni passeggeri. Un modo decisamente scoppiettante di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'utilizzo corretto delle mascherine in luoghi chiusi e affollati come i mezzi di trasporto.

Chucky, bambola assassina e soprannome di Hirving Lozano

Chucky è uno dei personaggi horror più celebri al mondo, protagonista del film La bambola assassina, diretto nel 1988 da Tom Holland. I tifosi del Napoli, però, sanno molto bene che Chucky è anche il soprannome di Hirving Lozano. Il motivo è molto semplice: molti tifosi dell'attaccante messicano, sin dai primi anni di carriera, avevano presto notato una discreta somiglianza tra il calciatore e la bambola assassina. Un soprannome che poi lo ha accompagnato anche nell'approdo in Europa, prima al PSV Eindhoven e poi al Napoli.