mercoledì 27 maggio 2020

Ema Stokholma, il dramma segreto a Vieni da me: «Mi picchiava sempre. A volte volevo ucciderla». Caterina Balivo commossa

Su Leggo.it le ultime novità. Ema Stokholma, il dramma segreto a Vieni da me: «Mi picchiava sempre...». Caterina Balivo commossa. Oggi, la conduttrice radiofonica italo-francese, ospite nel salotto di Rai1, ha parlato del suo libro Per il mio bene, raccontando con coraggio un periodo molto duro della sua vita.


Ecco il racconto doloroso di Ema Stokholma: «Mio padre sparisce quando mia madre mi aspettava e mio fratello aveva tre anni. Mia madre mi picchiava quando io avevo a 5-6 anni, diceva che andavo con gli uomini. Io credo che non stesse bene. Non c'è mai stato un aiuto psicologico, una diagnosi. A lei dava fastidio anche la mia fisicità, il mio respiro. Le dava fastidio il rumore che facevo quando mangiavo, la voce, il disegno che avevo fatto in quel momento. Quando lei picchiava mio fratello, io tiravo un sospiro di sollievo perché sapevo che per due o tre giorni mi avrebbe lasciata in pace. Ho odiato profondamente mia madre, a volte volevo ucciderla».

Il racconto dell'infanzia violenta commuove Caterina Balivo. Ema Stokholma conclude: «Io non voglio fare vittimismo, ho superato la cosa e vado in analisi, ma il libro l'ho scritto per dare un segnale. Dobbiamo aiutare i bambini e anche i genitori, mia madre poteva e doveva essere aiutata. Anche lei era stata vittima di violenze. Non l'ho perdonata, ma l'ho capita».

Trovata morta Alice Severi, pianista ex bambina prodigio: aveva 32 anni. Giallo sulle cause

Si era fatta conoscere da giovanissima, è scomparsa ad appena 32 anni: Alice Severi, concertista e pianista, è stata trovata morta nella sua casa di Domodossola per cause non ancora chiare su cui gli inquirenti stanno indagando.


Alice a 7 anni vinse il premio internazionale Stresa dedicato ai giovani pianisti ed era nota anche fuori dall’Italia: si era esibita spesso negli Stati Uniti (dove era stata invitata spesso in trasmissioni tv sulla Nbc) e si era fatta conoscere tramite diversi video su YouTube. Recentemente insegnava pianoforte in una scuola di Milano.

Alberto Matano, paura alla Vita in Diretta: «Inviato e cameraman presi a calci e pugni»

Alberto Matano, paura alla Vita in Diretta: «Inviato e cameraman presi a calci e pugni». Paura per l'inviato Giuseppe Di Tommaso e per il suo operatore che sono stati aggrediti durante un servizio a Bari. È il giornalista a raccontare l'accaduto in diretta ad Alberto Matano. Ma andiamo con ordine.


Giuseppe Di Tommaso era stato inviato in Puglia per testimoniare i comportamenti degli italiani rispetto alle regole anti-assembramento ancora in vigore per l'emergenza covid. Sul lungomare di Bari, l'inviato ha rimproverato diversi passanti che non stavano rispettando le normative del governo. E se c'è chi si è imbarazzato e ha chiesto scusa, c'è anche chi l'ha presa molto male.

Un uomo avrebbe infatti risposto con violenza alle parole del giornalista. Come racconta Di Tommaso, il passante ha coperto l'obiettivo della telecamera e l'ha abbassata con un gesto violento. Poi avrebbe affermato: «Se mi riprendi ancora butto a mare te e il tizio con la telecamera. Non puoi fare così con le persone». 

Di Tommaso avrebbe replicato che era suo diritto di cronaca registare e raccontare come stessero le cose. Ma la risposta non sarebbe piaciuta all'uomo che ha aggiunto: «Se ti buttano a mare le persone fanno bene». Lo scontro si è concluso con il passante che avrebbe strattonato il giornalista e colpito a calci e pugni il cameraman, finché i due hanno deciso di allontanarsi.

Sandra Milo si incatena davanti a Palazzo Chigi e viene ricevuta da Conte: «Difenda il mondo dello spettacolo»

Sandra Milo “incatenata”, come si vede nelle immagini diffuse dal programma di La7 Tagadà, davanti a Palazzo Chigi, in attesa che il premier Giuseppe Conte le dia udienza o accolga le proposte sugli autonomi del mondo dello spettacolo. È questa la protesta inscenata dall'attrice Sandra Milo, legata alle transenne che circondano piazza Colonna da alcuni minuti.


Alla fine, dopo gli appelli e lo sciopero della fame, Sandra Milo è stata poi ricevuta dal premier Giuseppe Conte che, informato della protesta dell'attrice a favore degli autonomi del mondo dello spettacolo, ha accettato di incontrarla. Sandra Milo, entrando a Palazzo Chigi, era visibilmente soddisfatta: «è un grande uomo», ha detto ai cronisti che la circondavano.

Poliziotto malato di tumore al cervello: «Devo risarcire 310mila euro». E scrive a Mattarella: «Presidente mi aiuti»

Il gesto inconsulto di un collega durante un intervento, un uomo ferito gravemente. E la condanna, dopo anni di processi, divenuta  - come lui stesso ravvonta - «un peso insopportabile che ha mi trascina da quasi trent'anni», con un maxi risarcimento da 310mila euro. La storia di Luca Buttarello, un poliziotto di 55 anni, in servizio alla questura di Padova, culmina con un colpo di scena: la diagnosi di un tumore raro che lui addebita alle «preoccupazioni maturate in anni di preoccupazioni e sofferenze», per qualcosa che lo ha coinvolto indirettamente. Per questo motivo ora Buttarello ha scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiedendo un po' di attenzione.


LA LETTERA INTEGRALE

Luca è convinto con che quel tumore cerebrale sia l'epilogo «di 27 anni di ansie, sofferenze, notti insonni ed esborsi di denaro per tentare di difendermi con infiniti rispetto e pazienza ‘nel’ sistema processuale (penale, contabile e disciplinare)». Tutto comincia il 31 marzo del 1992 quando Buttarello  si trova a intervenire alla stazione metro di Milano. Durante un fermo di Polizia per l'identificazione di una persona, sarebbe partito un calcio al basso ventre del fermato. A sferrare il calcio, però,  - come spiega l'accusa - non è Buttarello, ma un collega. Parte la denuncia. E i processi. Viene denunciato l'agente che tirò il calcio, ma anche Buttarello (e altri tre colleghi presenti) perché si trovava lì. E nonostante il poliziotto si fosse sempre espresso come «estraneo ai fatti», la Corte lo condannò ad otto mesi di reclusione. Il motivo? «Per non aver impedito il calcio sferrato dal collega» che costò alla vittima l'asportazione di un testicolo. Viene stabilito anche un risarcimento: oltre 300mila euro a titolo di danno che il ministero ha ritenuto di riconoscere ed elargire alla parte lesa.

«Per ora mi è stato pignorato un quinto dello stipendio ed ipotecata la casa di famiglia a me intestata, un vecchio immobile frutto esclusivo di una vita di lavoro del mio stimato padre ultra-novantenne - scrive a Mattarella il poliziotto -. Aldilà della verità fattuale così come ricostruita dai Tribunali, mi sento come un fusibile a basso amperaggio di un circuito elettrico chiamato a sobbarcarsi da solo, in virtù del principio solidaristico, un importo da capogiro che faccio perfino fatica a pronunciare e di cui non ho alcuna disponibilità».

Inizialmente la somma pattuita dal giudice, circa 40mila euro, si sarebbe dovuta dividere tra i quattro poliziotti coinvolti. Ma di loro, compreso il poliziotto che materialmente sferrò il calco, solo Buttarello risultò “solvibile”, ovvero in grado di pagare. E così negli anni, tra rcorsi e interessi crescenti la cifra è cresciuta alla cifra attuale.

Per la Corte che giudicò l'imputato, assieme agli altri agenti, «non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo» e così ritenne che ci fu una condotta omissiva da parte di Buttarello. E ora Luca deve rispondere da solo anche per tutti gli altri. «Un anno fa Fsp con altre sigle sindacali ha ritenuto di segnalare al Ministero dell'Interno e al capo della Polizia Paolo Gabrielli la tragedia umana e giudiziaria del collega Luca Buttarello - spiega Maurizio Ferrara, vicario regionale del sindacato Fsp -. Il tempo trascorso, il silenzio serbato alla nostra denuncia e l'assenza di una risposta, ci induce a sostenere con maggiore convinzione la situazione del nostro collega. Ci batteremo fino in fondo per aiutarlo in questo suo difficile percorso».

«Con grande orgoglio - si legge nella lettera a Mattarella - servo il mio Paese da 35 anni e non mi sono mai risparmiato ma, piombato ora in una insidiosa condizione di sconforto e dopo avere invano bussato ad alcune porte istituzionali, ho la necessità di rivolgermi alla più alta carica dello Stato per avere un po' di attenzione». E ancora: «Dentro il mio cervello  si è sviluppato un raro tumore, una neoplasia maligna contro cui sto cercando di combattere con tutte le mie forze e con le risorse economiche miserabili di cui dispongo». «Ho motivo di ritenere che la malattia che mi ha colpito altro non sia che il velenoso frutto di 27 anni di preoccupazioni e sofferenze, notti insonni ed esborsi di denaro per tentare di difendermi da processi e situazioni difficili che hanno costellato la mia professione».

Ora Luca Buttarello ha la casa pignorata (ereditata dal padre), come il quinto di uno stipendio che supera di poco i 1500 euro. E così rimane davvero poco per combattere il raro tumore cerebrale contro cui sta combattendo il poliziotto. «Non trovo dentro di me la forza di combattere per sopravvivere ad un tumore e, contemporaneamente, portarmi un fardello debitorio del genere sulle spalle, sarebbe meno complicata e dolorosa la pena di morte». Una lettera che per ora è rimasta senza risposta.

martedì 26 maggio 2020

Luca Parmitano: «Nello spazio sapevo del Coronavirus già da novembre». Poi si corregge: «Il mio lapsus strumentalizzato»

Luca Parmitano e la sua equipe sapevano dell'esistenza del coronavirus già da novembre, prima ancora che la Cina annunciasse pubblicamente il diffonersi dell'epidemia nel suo territorio. Per ben due volte, intervistato nel mese di aprile in due differenti trasmissioni televisive italiane, l'astronauta ha ammesso che sulla stazione orbitante monitoravano quanto stava accadendo sulla Terra.

In serata però è arrivata la correzione di Parmitano. «È stato un lapsus» aver detto in una trasmissione tv di essere al corrente del nuovo coronavirus da novembre: «Errare è umano, e mi spiace molto vedere che in questo caso il mio lapsus sia stato strumentalizzato», scrive l'astronauta Luca Parmitano, dell'Agenzia Spaziale Europea, in un tweet diffuso dall'Esa, riferendosi alla notizia che nelle ultime ore sta rimbalzando su diversi siti. «Nell'episodio in questione, parlando delle precauzioni prese durante il rientro dalla Stazione Spaziale Internazionale, ho erroneamente affermato che, come equipaggio, fossimo al corrente dell'inizio del contagio pandemico già a novembre», spiega Parmitano.


LA VICENDA L'ufficiale dell’Aeronautica Militare con 25 anni di servizio e sei missioni spaziali alle spalle, come riporta David Rossi in difesaonline.it, per ben due volte afferma in merito al coronavirus: «A bordo abbiamo un collegamento quotidiano con le realtà terrestri; abbiamo anche accesso alla rete internet; possiamo comunicare con i centri di controllo e già da novembre, avevamo iniziato a seguire i primi contagi, inizialmente soltanto nei paesi asiatici, poi al mio rientro i primi contagi in Europa…» e ancora: «sulla stazione abbiamo seguito quello che stava succedendo sulla Terra: anche prima del mio rientro già da novembre eravamo al corrente di questo probabile contagio pandemico e soprattutto la gravità che si andava allargando a macchia d’occhio proprio in Europa poco prima del mio rientro».

Per ben due volte parla di una situazione già critica a novembre, quando invece le autorità cinesi hanno lanciato l'allerta a gennaio. Cosa significa? L'ipotesi è che il colonnello Parmitano sapesse, grazie alle informazioni in arrivo dall'intelligence americana, della presenza di un pericolo per la salute mondiale. Gli Usa, infatti, potrebbero aver avvertito i governi alleati della situazione prima ancora che il medico cinese Li Wenliang denunciasse i fatti. 

Se così fosse sono stati molti i paesi a sapere della presenza della pandemia in corso, Italia inclusa, ma nessuno ha fatto nulla. Non almeno in Occidente. Corea e Giappone, reduci di SARS E MERS si erano adeguati, ma in Occidente nessuno ha prestato attenzione all'imminente pericolo, con le conseguenze note a tutti. L'ipotesi è quindi che i governi sapessero della pericolosità del Covid, ma nessuno avrebbe preso provvedimenti. Pare che il virus circolasse addirittura da Ottobre, come riportato da alcuni atleti che hanno preso parte ai giochi di Wuhan il 18-27 ottobre e la domanda che si pone dunque Rossi è: perché il premier Conte che, verosimilmente sarebbe stato al corrente delle stesse informazioni di Parmitano, non ha fatto nulla se non dopo molti mesi quando ormai l'epidemia era al limite dell'incontrollabile?

IL TWEET DI PARMITANO 

Almeno tre, secondo l'astronauta, le ragioni dell'errore. Il primo consiste nel fatto che «a bordo della Iss non utilizziamo il calendario, ma il Coordinated Universal Time (Utc). L'anno inizia con il giorno 1 e finisce con il giorno 365, e gli eventi vengono eseguiti in base a questa pianificazione. Di conseguenza è possibile confondere un mese con un altro poichè non vi facciamo mai riferimento, ma utilizziamo il giorno Utc»; in secondo luogo «ricordo che, intorno alla fine della missione, parlavamo con l'equipaggio di varie crisi in corso sulla Terra. Nel ripensare agli eventi intorno a quel periodo, ho fatto confusione tra le diverse conversazioni, e nel ricordare gli eventi ho collegato le prime notizie di contagio a un contesto temporale precedente. A bordo, abbiamo appreso del contagio insieme al resto del mondo, quando le agenzie giornalistiche e le grandi testate televisive hanno iniziato a parlarne». Per l'astronauta «tutto questo è facilmente verificabile perché »le comunicazioni Terra- bordo-Terra sono soggette al Freedom Of Information Act, una legge che impone totale trasparenza e che tutte le comunicazioni siano registrate. Non è possibile ricevere informazioni riservate«. L'astronauta aggiunge infine che »l'idea che fossimo già al corrente di un contagio pandemico è smentita dai fatti: le operazioni di rientro della Spedizione 61 sono state svolte normalmente, senza alcuna ulteriore precauzione. Al contrario, quando la situazione pandemica si è rivelata in tutta la sua gravità, l'equipaggio rientrato dalla Spedizione 62 è stato isolato in quarantena per evitare possibili contagi«. Parmitano conclude: »mi scuso, con umiltà, per l'errore e per le conseguenze (del tutto inaspettate): me ne assumo ogni responsabilità«. 

John Peter Sloan morto a 51 anni, il comico insegnante d'inglese che divenne volto di Zelig

John Peter Sloan è morto improvvisamente a 51 anni. A darne notizia su Facebook sono stati due colleghi, che ne hanno resa pubblica la scomparsa avvenuta a Menfi, dove Solan si era trasferito nel 2016. Qui, in Sicilia, aveva aperto la 'Sloan scuola di inglese' aperta a bambini, adulti e docenti.


Le sue lezioni di inglese, dal vivo o registrate in videocorsi, sono diventate un cult in Italia, dove Sloan è arrivato nel 1990. Cantante, attore teatrale e scrittore di libri, è diventato uno dei volti più amati di Zelig. 

Una perdita improvvisa e inaspettata: solo pochi giorni fa Sloan pubblicava su Facebook foto della sua amata Sicilia e della scuola d'inglese, dove era tornato per registrare nuove videolezioni. 

domenica 17 maggio 2020

Arezzo, bambino di otto anni precipita dal terzo piano e muore. Era figlio di un ex calciatore della Fiorentina

Un bambino di 8 anni è morto dopo essere caduto dal terzo piano di un'abitazione nel centro storico di Arezzo. La tragedia si è consumata ieri sera intorno alle ore 22. Le sue condizioni sono apparse subito gravissime: è stato trasportato immediatamente dai sanitari del 118 al pronto soccorso dell'ospedale San Donato, ma il piccolo poco dopo è deceduto.


Era stato già attivato l'elisoccorso regionale Pegaso per il trasferimento l'ospedale pediatrico Meyer a Firenze. Era il figlio più piccolo di Michele Bacis (nella foto, sotto), ex calciatore della Fiorentina (in serie B, stagione 2003-2004), dell'Arezzo, sempre in serie B, e poi allenatore della squadra amaranto negli anni della serie D.

Sulle cause dell'incidente indaga la polizia per ricostruire i contorni dell'accaduto. Il tonfo sordo del corpo sul selciato è stato sentito anche dai vicini di casa, in vicolo della Dea, tra via Cesalpino e via Montetini, poco sotto Palazzo Cavallo, storica sede del municipio. E sempre i vicini di casa avrebbero sentito pochi istanti dopo un urlo, forse quello dei genitori.

venerdì 15 maggio 2020

Sandro Petrone, morto il giornalista volto storico del Tg2: aveva 66 anni

Lutto nel mondo del giornalismo. È scomparso nella notte il giornalista napoletano Sandro Petrone, storico volto del Tg2. Aveva compiuto 66 anni nel febbraio scorso. Non è riuscito a sconfiggere la sua lunga battaglia con un tumore che lo aveva colpito ai polmoni subito dopo la sua lunga attività con la Rai da inviato speciale di guerra in tutto il mondo.


Sandro Petrone aveva iniziato la sua attività professionale con esperienze nelle primissime radio private. Fu assunto come praticante nel 1985 dal Giornale di Napoli di Orazio Mazzoni nella redazione spettacoli. Dal 1987 sviluppa la sua esperienza nella Telemontecarlo dei brasiliani (Rede Globo) come reporter di guerra. Dal 1993 viene assunto in Rai dove si fa valere per le sue qualità di inviato e successivamente di conduttore del Tg2. Ha insegnato sin dal 1989 comunicazioni di massa e giornalismo in scuole e università, anche all'estero. Scrisse il libro "Il linguaggio delle news" edito da Rizzoli. Ma la sua grande passione coltivata sin da ragazzo è stata la musica. Fu esponente della corrente culturale musicale partenopea cosiddetta Vesu-wave, legato al movimento dei cantautori italiani. Ha pubblicato anche un album "Last call - note di un inviato". Come inviato è stato il primo italiano a trasmettere dal Kuwait liberato, dalla ex Jugoslavia, dal Kosovo, dall'Iraq. Suoi i servizi del Tg2 dagli Usa sugli attentati dell'11 settembre e da Madrid su quelli dell'11 marzo. Autore di programmi televisivi, di documentari e di interessanti inchieste e reportage.

Dopo aver lasciato in gioventù la sua attività di cantautore affianco a Edoardo Bennato, Enzo Gragnaniello, Pino Daniele e del suo amico di sempre Tony Cercola, ha continuato a scrivere canzoni, quasi sempre ispirate a fatti di cronaca. Ha raccolto canzoni in un cd intitolato "Blues in blu" legandosi alle avanguardie e promuovendo glie sperimenti dei giovani musicisti italiani. Sandro Petrone lascia un ricordo indelebile di grande giornalista e di un professionista con tanta umanità. «Era orgoglioso e appassionato del suo lavoro. Sempre gentile. Pronto a partire. Un professionista che amava la tv, amava la Rai, credeva nel Servizio Pubblico». Così in una nota il ricordo dell'Esecutivo Usigrai.

Coronavirus, incontra la fidanzata ma lei non sa di essere positiva: scatta la quarantena per 30 persone

Contagio a catena in Campania, dove una trentina di persone sono finite tutte insieme in isolamento a causa dell'incontro di una ragazzo con la fidanzata. È successo a Mignano Montelungo (Caserta) dove, come raccontato dal Mattino, uno studente universitario la scorsa settimana è andato a Cassino per rivedere la ragazza.


Il giorno seguente lei ha fatto un tampone perché un suo familiare era stato contagiato dal coronavirus: l'esame sarebbe poi risultato positivo. Ma intanto il fidanzato aveva incontrato un gruppo di amici del paese. Risultato: quando la fidanzata è risultata essere contagiata è scattata la quarantena per la famiglia del ragazzo e per le sette famiglie degli amici incontrati.  

«Allo stato la situazione appare sotto controllo afferma il primo cittadino ma ovviamente dobbiamo attendere l'esito degli esami ai quali sarà sottoposto il giovane nei prossimi giorni - ha spiegato il sindaco di Mignano Montelongo Antonio Verdone - L'episodio che ci auguriamo abbia un esito favorevole, ovvero non rilevi alcuna positività, ci deve far riflettere sul fatto che, purtroppo, l'emergenza non è ancora passata, e ci deve far capire che atteggiamenti o comportamenti che non rispettano le regole vigenti creano seri problemi a tutti. Rivolgo, pertanto, ancora una volta, un pressante invito a tutti a non disperdere tutto quanto di buono abbiamo fatto finora con comportamenti non consoni con la crisi epidemiologica che stiamo vivendo e che, ripeto, non è ancora finita».