Un'opinione decisamente controcorrente sul coronavirus, ma che arriva da una fonte autorevolissima. Si tratta di Giulio Tarro, esperto virologo, siciliano ma napoletano d'adozione, che proprio in Campania ha lavorato per anni e con risultati eccezionali specialmente per quanto riguarda l'epidemia di colera e il virus respiratorio sinciziale. L'81enne medico in pensione, a differenza di tanti altri colleghi, è convinto di una cosa: «Il coronavirus è diverso da ebola, un vaccino potrebbe essere del tutto inutile».
Intervistato da Business Insider, Giulio Tarro ha infatti spiegato: «Se, come sembra, il virus ha una variante 'cinese' e una 'padana', sarà complicato avere un vaccino che funziona in entrambi i casi, esattamente come avviene per i vaccini antinfluenzali che non coprono tutti». Il virologo, discepolo di Albert Sabin, il creatore del vaccino contro la poliomelite, ha diretto il laboratorio del suo maestro dopo la scomparsa, ma è stato anche il primo a isolare il vibrione del colera durante l'epidemia in Campania negli anni '70 e a sconfiggere il virus respiratorio sinciziale, che aveva colpito e ucciso bambini fino a due anni affetti da branchiolite.
Sulla pandemia, Giulio Tarro si dice abbastanza ottimista ma suggerisce che la strada per il vaccino possa non essere quella giusta. «Dobbiamo puntare a cure e terapie antivirali. Per la Sars e la Mers, che sono patologie simili al Covid-19, non è mai stato utilizzato un vaccino. Si è preferito fare ricorso agli anticorpi dei soggetti guariti, dobbiamo puntare a quello» - ha spiegato il virologo in pensione - «Una cura potrebbe arrivare anche per l’estate. Spero che la scienza e il caldo possano essere alleati. E confido che potremo andare a fare i bagni. Troppa gente parla del coronavirus senza avere il supporto dei dati scientifici e senza le giuste conoscenze».
Ex primario del Cotugno di Napoli, da diversi anni in pensione, Giulio Tarro dice la sua sul coronavirus ma non risparmia neanche frecciate ad altri colleghi, come Roberto Burioni, che aveva fatto una previsione troppo ottimistica quando l'unico caso di contagio accertato era quello dei due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani di Roma: «Non voglio fare polemica, ma è curioso che si ascolti ancora chi, a inizio a febbraio, diceva che ci fosse un rischio zero di diffusione del virus, che in Italia circolava già da tempo».
Il virologo lancia anche un monito: «Oggi ci si informa su internet, alla mia età e dall’alto della mia esperienza mi tengo alla larga. E ve lo dice uno che ha isolato il vibrione del colera a Napoli, ha combattuto l’epidemia dell’Aids e ha sconfitto il 'male oscuro di Napoli', che ha ucciso tanti bambini».
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